Con Born , c’è stato
l’approccio. Con Darkness la consacrazione.
Mi affido alle parole di
Dave Marsh , che nel suo libro “Born the
run” scrisse a proposito del disco: “Darkness
è uno dei dischi rock più complessi che siano mai stati fatti, un’insiemi di
canzoni orna che continuamente indietro su se stesso alla ricerca ossessiva dei
Grandi Segreti. I contenuti del disco sarebbero stati capiti anche senza testi.
Il suono è fresco e implacabile. La chitarra urla, l’organo ulula,le voci
ruggiscono, la batteria è uno schianto. La musica cessa a malincuore ma non per
molto. Tutto questo conduce a qualcosa che non è l’oscurità di per se ma quello
che potrebbe nascondercisi dentro, percepibile solo da quelli di grandi vedute
e grossa forza di volontà.”
Ecco tutto questo è
Darkness. Entrato nella mia vita verso in un luglio caldissimo napoletano. Si
lavorava a pieno ritmo e quella cucina era una vera e propria camera a gas. Avevo 19 anni e stavo avendo
i miei primi cedimenti . Mi domandavo spesso se davvero era quello che volevo
fare. Se davvero quello era il mio destino. Vedevo gli altri divertirsi mentre io ero rinchiuso in un forno crematorio.
Darkness è entrato nella mia vita nel momento
giusto. Passai tutta l’estate con quel disco nelle orecchie,non sentii altro. Poi verso la fine del volgere dell’estate entrò prepotentemente nelle notti
autunnali “Valentina vestita di blu “ a tenermi compagnia. Di giorno Bruce. Di
notte Tom.
Intanto, Sandy , la donna della mia vita mi aveva lasciato il 21 aprile di
quell’anno e cercavo disperatamente il suo rimpiazzo…..
Con questo post finisce l’anno
78.
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