lunedì 18 luglio 2016


Mi sono svegliato con indosso una tristezza infinita. Mi sono seduto sul terrazzo e ho aspettato. Avevo voglia di scrivere. Non so cosa. Ma qualcosa che mi spiegasse il motivo di questa mia tristezza. Il mondo e una, spero, piccola parte della mia vita va a fuoco, ma ostinatamente provo a dirmi che tutto va bene. Tutto deve andare bene. In fondo la mia positività mi ha sempre aiutato.     Mi aiuterà anche questa volta. Ma forse è meglio non dirsi niente, non scrivere niente.  Stare zitti e ascoltare musica è quello che devo fare. Sentire dentro quella fiamma che brucia e non si placa.   Ecco quello che devo fare.
Poi mi dico che il solo modo di lenire questa mia tristezza è quello di aggrapparmi alle due giornate positive di questo merdoso luglio. San Siro e il Circo Massimo.
Sono stati due pugni nello stomaco che mi hanno strattonato e mi hanno detto d’esser ancora vivo. Emozioni forti. Quelle dove cerchi gli appigli giusti per non cadere. Quelle che proprio non ti aspetti.

Parti da casa e ti dici “cazzo l’hai visto ormai molte volte, lo ascolti dal 1975, cos’altro potrà mai darti?”   Poi, dopo lunghe interminabili file, appelli, numeri, insolazioni e acqua a fiumi nel corpo e sulla testa, risate fra brothers cazzari ..entri nel pit e ti ritorna la tachicardia. E la stessa aumenta quando inizia. Ti comprime il petto per tutto il concerto e non ti lascia. Respiri a fatica. Ma salti fino allo sfinimento. Ti dici che sei un cazzone e che il tuo tempo è finito. Ma stai li e salti e gridi come un forsennato, quasi a voler far uscire tutta quella rabbia che hai in corpo. E canti a squarciagola quelle canzoni che sono perfette per i tuoi sogni e di tutte le nostalgie che ancora nonostante tutto, tieni racchiuse dentro di te. Canzoni per chi si sente soffocato e deluso da questo mondo, che ti afferrano e ti rovesciano, sul lato opposto dei tuoi veri sogni. Che tenerezza che mi ha fatto Bruce alla fine del concerto di Milano. Quando esausto imbraccia la sua chitarra e canta del vestito di Mary che svolazza , della radio che suona Roy Orbison  e delle sue promesse infrante. Non posso descrivere le lacrime che ho pianto in quel momento. Ancora di più vedendo le sue. Continua a dire che ama le persone che lo seguono ed io sono sicuro che una persona quando fa le cose che gli piacciono è nel giusto. Mi fido di lui. Mi fido delle persone buone. Anzi mi fido solo di loro.Mi sono agitato come un bambino e come me, tutte le persone stipate nel pit fino a quelli del terzo anello.
Giuro di essermi sentito a disagio mentre tenevo le due mani dietro la nuca. Piangevo per lui, per me e per l’amore della mia vita che ho lasciato a casa nonostante lei avesse bisogno di me.

Poi ritorni a casa ed aspetti. Aspetti che passano in fretta quei 13 giorni per rivederlo nuovamente.
Riascolti quelle canzoni che ti hanno sempre dato la forza per andare avanti. Non posso farci nulla se non mi accontento di stare seduto ad ingrassare davanti alla tv per poi finire il mio tempo in colonna per entrare la domenica in un centro commerciale. Mi dico che io non sono cosi e tanto mi basta.
Intanto aspetti.

Prepari lo zaino. Prendi il treno. Ancora file. Ancora appelli. Ancora numeri. Stavolta li fai con nipote e nipotino al seguito. Ritrovi i tuoi “Brothers” ed il mondo ti sembra perfetto. Vorresti bloccare quell’istantanea ma sai che non puoi farlo. Ed allora il cuore incomincia a ribattere. Le palpitazioni aumentano. Il disagio mi assale sempre quando sono inquieto, quando capisco che devo assolutamente lasciarmi trasportare. 
Arrivano gli archi sul palco e sai che ascolterai nuovamente una delle tue canzoni del cuore . E sai che la serata ti servirà per mandar via un altro masso pieno di preoccupazione. E sai che la dinamite non ti mancherà. Per quattro ore cercherai di non penserai a nulla fino alla sbornia totale.  Per finire ancora con le braccia sulla nuca e a  nuovi liberatori pianti a dirotto Nuove lacrime ripensando a quell’incantesimo. Quello che mi ha legato a certa musica. A questa musica.

Ci sia rialza con le ossa rotte. La voce che fa fatica ad augurare il buongiorno prima ai tuoi nipoti e poi a te stesso. Incupisci e ti avvii verso i tuoi brother con cui farai il viaggio di ritorno insieme. I silenzi sono i sintomi che Bruuuuuce!! fa a tutti lo stesso effetto. L’astinenza viene placata da brani di concerti precedenti messi a manetta. Con quel filo di voce cerchi di cantare ma stranamente tutto diventa difficile. Solo il nostro capobranco Moretti sembra avere ancora la forza di gridare. Si cazzeggia. Ci si dice che questa sarà l’ultima. Ma sappiamo benissimo che saranno promesse infrante.
 
E poi ci trova sul terrazzo con questa malinconia addosso. L’animo svuotato. Vorresti ma sai che farai fatica a dimenticare tutto in fretta. Sai che ora devi far saltare altri massi e superare la prova più importante e che il ricordo di queste due giornate ti servirà a farlo. Per te e per la persona che ami.
Per te e per la sola persona con cui voglio invecchiare insieme. 

Come da bambino, voglio ascoltare solo le mie verità e raccoglierle al riparo di un mondo che soffia solo morte. Mi faccio forza e mi dico che qui siamo e qui ce la faremo. Da soli, come sempre. Con la musica nel cuore. 


Un abbraccio a tutti i Brother . Mauro , Paolo, Luca, Fabrizio, Jessica, Alessandro, Federico, Alice , Gianfranco e Davidino. E Mauro Frangi aldilà del pit. 

2 commenti:

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  2. si resta bambini quando si ha la musica nel cuore, è questo è un patrimonio che molte volte dimentichiamo di avere. ciao fratello , un abbraccio.

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