mercoledì 24 aprile 2013


Il mio telaino da corsa 24/04/2013
Sento che il mio telaino da corsa ,  pian pianino cerca di disarcionarmi . Sento che vuole mettermi fuoripista. Anche se le forze a poco a poco ricompaiono con mio grande sollievo. Il sentirsi completamente a pezzi che era una costante dal rientro delle vacanze di Natate , da alcune settimane, comincia a dissolversi. A parte l’influenza presa , la settimana scorsa , come un pivellino.
Come un freddo, costante inverno si dissolve al caldo della nuova stagione. Giorno dopo giorno stò  ritrovando la forza di correre . Cerco , invano , di  riprendere lentamente a correre come una volta. Beh! A dire il vero non proprio come una volta, anche se ogni volta che lo faccio mi sento meglio. Sto meglio con me stesso. Resisto ai continui disarcionamenti del mio corpo che esige che metta creme e unguenti per i miei polpacci , ogni qual volta che corro. Oggi no, non ne ho avuto bisogno . Da qualche mese ho migliorato la mia alimentazione , e questo mi dice che devo riprovarci . A parte questo strano periodo di m….  Dormo ancora poco, ma molto più tranquillamente. Oggi pomeriggio , subito dopo la seduta dal dentista , ho deciso di ricominciare. Le mie gambe , che di solito mi portano verso il treno , hanno scelto la strada più lunga. E dopo qualche chilometro a trotto , ho deciso di provare. Ho ancora i postumi dell’influenza , ma sentivo il bisogno di riprovarci. Alzo il volume in cuffia del mio ipod e metto il brano che può darmi la carica. E non può essere che lui.
E mentre correvo , pensavo e
mi chiedevo al perché mi piace cosi tanto. Correre. Pensavo che non sono mai stato un grande sportivo, non sono mai stato molto competitivo, anche se qualche corsa l’ho fatta , ma  il correre mi affascina . Mi ha sempre affascinato. Fin da piccolo ho cercato di distinguermi in qualche modo dai miei amici. Con le mani a fare botte,  non sono mai stato bravo. Sfortunato me , le ho sempre prese. Avevo paura degli animali , in particolar modo dei cani , (cosa che mi è rimasta ancora adesso) mentre ognuno di loro ne possedeva uno. Non avevo soldini in tasca per poter sostare nei bar . Restavo sempre fuori, mi stufavo e me ne andavo a casa.  Non sapevo giocare a biliardo , al flipper o al pallone. Ero sempre riserva . Non ero bravo a servir messa ne a cantare le canzoni insegnate al catechismo. Non ero bravo ad attaccar bottone con le ragazze. Anche qui, la punizione era, come sempre , stare da solo. Sparigliato. Non sono mai stato una coppia. Ero una scarpa sola .  Non sapevo nuotare quando si andava al fiume. Me ne stavo sempre a prendere il sole. Mi portavo sempre qualche libro da leggere. Romanzi fantastici, fumetti, strisce, giornali. Non sapevo raccoglier funghi ne castagne ne rubare negli orti altrui. Avevo paura e piangevo per niente . Per questo dovevo distinguermi in qualche modo . Bravo a correre , nato per correre , come diceva più avanti il “Lui” della canzone che cantava nelle mie orecchie.  Ed ero bravo ,  caspita se ero bravo !Nessuno riusciva mai a prendermi. Mi chiamavano Purosangue. Da qui il nome del mio blog. Perché correvo come un cavallo ancora da domare . Ero indomito. E avevo allegato al mio amore per la corsa quello della musica. Dentro e fuori di me. E possedevo i dischi. Per questo venivo invitato sempre alle feste. Poi rimanevo comunque, sparigliato, per l’intera serata. Ballavo da solo. Amavo ballare da solo , ad occhi chiusi. Speravo tanto che qualche ragazza venisse a stringermi le mani e a ballare con me . Ma questo non succedeva mai . Avevo solo alcune cose che mi distinguevano dagli altri e che erano solo mie. La musica, la passione per la cucina ,  la corsa. Ed io correvo sempre. Lo facevo al mattino mentre andavo a scuola con il peso dei libri ed il pomeriggio quando ne uscivo. Correvo mentre facevo le compere a mia mamma. Mentre mangiavo e mentre studiavo. Correvo perfino mentre andavo a letto. Facevo i gradini tre a tre, rischiando di rompermi l’osso del collo per quei gradini di casa mia , cosi ripidi.  Forse correvo anche nel sonno . Più tardi, poi,  prima e dopo il lavoro. Su quel lungomare napoletano ero in continua corsa. Ed era  come andare in barca a vela. Una volta ci sono andato ed è stata una sensazione bellissima. Diventi un corpo che taglia l’aria. O forse era l’aria a tagliare te .

Ed oggi , dopo alcuni mesi che i soli passi che riuscivi a fare , erano quelli da casa alla stazione del treno . Dal treno al lavoro e viceversa. Oggi , ho tentato il salto nel vuoto.  Ho sentito il tamburellare del mio cuore che mi diceva di fermarmi. Quasi mi implorava di farlo subito,  altrimenti scoppiavo . L’aria che mi entrava  ed usciva dal mio corpo mi toglieva il fiato. Sembrava  proprio che il cuore mi si staccava  dal petto. Proprio come le vele della barca in balia della burrasca.
Tutto il mondo mi è caduto addosso . Oggi ho sentito le risposte che arrivano alle sollecitazioni delle andature  dopo lunghi mesi di ferma . Oggi ho capito i miei limiti. Che sono sicuramente i limiti degli anni. “Ieri”  non mi sarei mai fermato. Oggi sapevo che dovevo proprio farlo , non ci sono altre soluzioni .
Per oggi sei chilometri possono bastare.
Peccato , supererò il mio limite la prossima volta . Non oggi . Non alla vigilia del giorno della Liberazione. 

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